I credit default swap – CDS – è uno swap e fa parte della famiglia dei derivati e di solito ha una durata di 5 anni.
Con i CDS si trasferisce ad una terza parte il rischio insolvenza di un prodotto a reddito fisso. In sostanza il CDS consente di assicurare un’esposizione su un’obbligazione. A differenza delle opzioni e dei futures, il CDS è un derivato che viene scambiato sul mercato over the counter che non è regolamentato e pertanto la garanzia di solvibilità del contratto non è elevata come per le opzioni e i futures dove è presente una marginazione giornaliera (e a volte anche integrata intraday) richiesta dalla Cassa di compensazione e garanzia proprio per garantire gli aderenti della solvibilità delle operazioni poste in essere.
Ormai il CDS è uno strumento bene conosciuto e se ne parla molto quando uno Stato sovrano ha problemi di possibili default sui propri titoli di Stato (i CDS sono anche emessi nei confronti di alcune grandi società quotate in borsa). In sostanza più aumentano le quotazioni dei CDS e maggiore è la probabilità che il sottostante possa essere oggetto di default, questo è ciò che viene percepito dagli investitori/speculatori.
Chi emette un CDS è un po’ come se vendesse un’opzione e quindi a fronte di un incasso limitato si espone a rischi di perdita molto elevati.
Nella crisi dei subprime per esempio alcune società hanno registrato perdite elevatissime proprio perchè hanno emesso CDS che hanno incrementato il valore in maniera quasi incontrollata.
Warren Buffet e George Soros ritengono i CDS siano prodotti da mettere al bando in quanto sono assai pericolosi per l’intero sistema finanziario.
Bisogna considerare tuttavia che i CDS se usati non a fini speculativi ma solo in forma di hedging ovvero per proteggere l’investimento obbligazionario effettuato può avere un senso per chi acquista questa forma di assicurazione sul rischio insolvenza.
Bisogna attentamente valutare il fatto che i CDS vengono scambiati sul mercato non regolamentato “over the counter” e pertanto la solvibilità contrattuale potrebbe non essere garantita.
Il problema di fondo che viene evidenziato da Warren Buffet e George Soros è che le banche e le assicurazioni hanno effettuato contratti over the counter sui CDS per importi assai elevati e questo potrebbe destabilizzare improvvisamente l’intero sistema finanziario con un effetto domino che a certi livelli potrebbe essere forse anche incontrollabile.
Una domanda spontanea potrebbe essere quella di fare ricorso a mercati regolamentati mediante l’acquisto di opzioni put oppure mediante la vendita di un future. Entrambe le operazioni, se bene poste in essere, possono efficacemente proteggere l’investimento obbligazionario dal rischio di forte discese dei corsi e da un rischio default tuttavia questo modo di operare ha effetti e costi diversi e solo in certe occasioni può avere effetti simili a un CDS.
Si potrebbe dire che – non considerando l’effettiva solvibilità del CDS da parte dell’emittente – il CDS ha la funzione di proteggere da un ipotetico default mentre le opzioni e i futures, sebbene siano strumenti che bene potrebbero proteggere da default, se paragonati alla funzione dei CDS, sono maggiormente indicati per i cali dei corsi obbligazionari tenendo conto che in caso di rivalutazione dei corsi obbligazionari in presenza di futures venduti a protezione dell’investimento obbligazionario (hedging) si avrà una perdita (che dovrebbe essere consistente) sui futures che potrebbe essere anche superiore alla normale detenzione dei CDS.
In presenza quindi di strumenti finanziari simili è opportuno scegliere quello più adeguato alle proprie esigenze ricordando sempre che questi strumenti derivati sono piuttosto “delicati” da maneggiare ovvero potrebbero causare perdite assai elevate (anche superiori al capitale investito) anche in pochissimo tempo.