Differenziale tra il prezzo di acquisto o di vendita di un determinato strumento finanziario; differenziale fra i rendimenti pagati da due titoli obbligazionari (per esempio, da un Btp decennale e uno biennale, oppure da un Btp decennale e un titolo di Stato estero della stessa durata).
Lo spread viene applicato su molti strumenti finanziari così come con la determinazione del tasso di un mutuo: si trova spesso un euribor+1% euribor +0,9% eurobor +1,1%: significa che all’Euribor a x mesi va aggiunto l’1% o lo 0,9% o l’1,1%.
Lo spread può anche essere visto come il differenziale – guadagno applicata dagli istituti di credito sull’erogazione di un mutuo sia a tasso variabile che a tasso fisso. Al tasso di interesse viene aggiunta una maggiorazione per esempio dell 0,6% – 0,8% – 1% – 1,5% – 2% e così via che si chiama appunto “spread”.
Per esempio, a parità di tutte le condizioni, in un mutuo più è basso lo spread e meglio è ovvero la rata del mutuo sarà più bassa. Si ricorda che nel settore mutui ogni banca può applicare uno spread diverso dalle altre banche e che spesso la differenza delle condizioni sono sostanziali. Una ricerca delle migliori condizioni adeguate alle proprie esigenze può fare risparmiare molti euro.
Nel 2011 con la crisi del debito pubblico che ha coinvolto i Paesi facenti parte del “PIIGS” (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna), il termine spread è diventato noto a tutti e si è applicato al differenziale del rendimento dei titoli di Stato decennali di questi singoli Paesi nei confronti dei simili tedeschi.
Pertanto sui giornali, in TV, su internet ogni giorno si è sentito parlare di spread BUND – BTP che andava sopra i 400 – 500 punti base. Questo significa che il rendimento dei BTP è superiore al BUND rispettivamente del 4% – 5% a causa della minore affidabilità del debito pubblico italiano rispetto al debito pubblico tedesco.