Il PAC – piano di accumulo di capitale – è uno strumento che consente l’acquisto di quote di un fondo comune tramite versamenti periodici.
Col PAC il cliente acquisisce il diritto (e non il dovere) ad effettuare un certo numero di versamenti fino a raggiungere la somma stabilita nel contratto iniziale. Di norma i versamenti partono da un minimo di 60.
Una volta avviato, il PAC può essere alimentato con versamenti effettuati mensilmente o con altra cadenza periodica; si può anche ricorrere a versamenti senza scadenze precise e si possono versare anche somme più elevate rispetto al versamento unitario stabilito, a patto che esse risultino essere multipli interi di quest’ultimo.
È in sostanza una sottoscrizione a rate di quote di un fondo e come tale si tratta di un investimento che ha gli stessi rischi del fondo in cui investe. In via più generale il PAC può essere utile perché permette di investire anche a chi non dispone di un capitale. Per iniziare un piano di accumulo basta in genere un versamento iniziale ridotto (non sono rari i gestori che permettono 51 euro).
Date le sue caratteristiche, il Pac può essere uno strumento di previdenza integrativa: versando costantemente una quota di risparmio per un lungo periodo su un fondo azionario, si accumula un patrimonio che potrà essere utilizzato come riserva per il periodo in cui si andrà in pensione.
Bisogna però prestare molta attenzione al fatto che le società di gestione applicano sui primi versamenti commissioni di ingresso superiori rispetto a quelle applicate ai versamenti effettuati in unica soluzione. Tali commissioni vengono poi ridotte sui versamenti successivi per far sì che, alla fine, sull’intero importo del piano, le commissioni del PAC siano identiche, dal punto di vista nominale, a quelle applicate su un versamento unico di pari ammontare. Finanziariamente questa modalità di applicazione delle commissioni produce una penalizzazione rispetto alla modalità PIC (investimento di una somma in unica soluzione o piano in contanti). Maggiore penalizzazione subiscono poi quei PAC ai quali alcune società di gestione applicano commissioni di acquisto superiori rispetto alle sottoscrizioni PIC dello stesso ammontare.
Circa i vantaggi economici delle due forme, esistono due correnti di pensiero: una ritiene che il PAC, nei casi in cui i mercati assumano un andamento oscillatorio orizzontale oppure ad U, riesca ad ottenere un rendimento finale superiore a quello del PIC (grazie alla presenza di versamenti periodici che producono, per via dell’andamento oscillatorio del valore delle quote, un abbassamento del loro costo medio d’acquisto), l’altra sostiene esattamente il contrario (se i mercati tendono nel lungo termine a salire, ritardare i versamenti significa rinunciare ai rendimenti precedenti); inoltre nel caso in cui il mercato assuma un andamento a parabola, il risultato finale del PAC sarebbe inferiore a quello ottenuto con un PIC.
UN ESEMPIO: Immaginiamo di effettuare un investimento sia in forma PIC (la somma viene versata tutta al momento iniziale) sia in forma PAC (la somma si versa in momenti successivi). Ecco il risultato, quando il fondo ha un andamento come quello indicato nel grafico.
Suddividiamo il grafico in più parti:
- considerandolo interamente, quindi supponendo un andamento di mercato laterale ed oscillatorio, il PIC, al tempo 5, dà un capitale pari a 500, col PAC se ne ottiene uno pari a 567 (del 13% superiore);
- per quanto riguarda un andamento del mercato che può essere rappresentato dalla seconda metà del grafico (cioè un andamento ad U), è evidente che anche in questo caso il PAC risulta vincente. Se partiamo infatti dal tempo 3, con tre versamenti da 100 possiamo comprare 4 quote (perché ne compriamo 2 al tempo 4) ottenendo un valore finale pari a 400 che risulta essere del 33% superiore all’investimento;
- se consideriamo un andamento prima ascendente e poi discendente (prima parte del grafico) il PAC risulta nettamente perdente. Infatti con tre versamenti da 100 compriamo 2,67 quote che al tempo 3 hanno un valore unitario pari a 100 e quindi portano il valore dell’investimento a 267: l’11% in meno rispetto al capitale versato e anche rispetto ad un PIC di 300 (finanziariamente la perdita è superiore perché amplificata dal tempo trascorso tra il momento dell’investimento ed il momento finale);
- *se invece riteniamo che il mercato abbia un trend ascendente (cosa che nel lungo periodo è molto più probabile rispetto ai tre casi sopraesposti) sintetizzato dall’ultima parte del grafico (dal tempo 4 al tempo 5), la soluzione di investimento da scegliere è sicuramente il PIC perché investire tutto il capitale al tempo 4 è nettamente più vantaggioso che investirlo metà al tempo 4 e l’altra metà al tempo 5, come richiederebbe il PAC.